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INTERVENTI PER LO SMALTIMENTO
DEI RIFIUTI E NON L'AUMENTO DELLE 696 DISCARICHE
PER LA
VALORIZZAZIONE DEL PREZIOSO PATRIMONIO DI
RISORSE NATURALI E GEOAMBIENTALI DELLA CALABRIA
a cura del
Dott. Mario Pileggi *
Il convegno
e gli interrogativi sulla recente autorizzazione ad una
società di Vercelli di aprire una discarica di 500 mila
metri cubi nel centro della regione e nel contesto di un
territorio ad alto pregio geoambientale nel comune di
Pianopoli della provincia di Catanzaro, richiamano
all'attenzione la questione più complessiva dei rifiuti
in Calabria.
In tale contesto appare evidente come la realizzazione di
una discarica di dimensioni paragonabili ad una collina
artificiale, alta 50 metri ed estesa dalla base alla
vetta dieci mila metri quadrati, di rifiuti speciali
provenienti da fuori regione assuma una rilevanza non
limitata nei confini comunali.
L'idea del contesto si ottiene tenendo conto sia della
realtà geoambientale e della localizzazione delle
preziosissime e specifiche risorse naturali disponibili
nella regione, sia dei dati agli atti della Commissione
parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Dati come
quelli contenuti nella Relazione approvata dalla stessa
Commissione nella seduta del dicembre scorso, e dove, tra
l'altro, si legge: "Nei 409 Comuni calabresi sono
stati censiti ben 696 siti potenzialmente inquinati di
rifiuti con volumi superiori ai 250 mc.. Le discariche
dotate delle opere necessarie a prevenire l'inquinamento
sono appena 39 (5,6%) e il 63% delle discariche è
ubicato a meno di 150 metri dai corsi d'acqua. Dati
allarmanti soprattutto per il grave inquinamento del
suolo e delle acque sotterranee e del concreto pericolo,
sotto l'aspetto sanitario, per le comunità interessate.
Si riscontrano nella regione un elevato numero di siti
utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti, spropositato
rispetto alla popolazione residente - una discarica ogni
2974 abitanti - il che induce ad ipotizzare possibili
coinvolgimenti, nel passato, di smaltimento di rifiuti
pericolosi provenienti anche da altre regioni o
dall'estero con l'inserimento della criminalità
organizzata, sempre tempestiva nell'utilizzare tutte le
opportunità per diversificare i propri illeciti
interessi.
Le situazioni di degrado ambientale, riconducibili al
disinteresse di molte delle amministrazioni locali, hanno
favorito, certamente in passato, ma sussistono tuttora i
rischi, le ecomafie e le attività di operatori senza
scrupoli, che hanno inquinato terreni e canali con i
residui delle proprie attività (settori agroalimentari,
frantoi ed edilizia), come è stato ampiamente
relazionato dal Corpo Regionale della Forestale e dalla
Capitaneria di Porto di Gioia Tauro."
Nella citata relazione si legge anche che "il
Commissario delegato ha approvato un piano di bonifiche
per le discariche, prevedendo una classificazione dei 696
siti censiti per tipologia dei rifiuti smaltiti e per
pericolosità. Delle 696 discariche del piano bonifiche,
redatto dalla struttura commissariale, 58 risultano
attive, 636 dismesse, 17 in costruzione."
In base al rischio sono stati classificati:37 siti a
rischio marginale; 261 siti a rischio basso; 40 siti a
rischio medio. I siti ad alto rischio sono aree con
enormi volumi di rifiuti, costituiti da grosse discariche
dismesse, per lo più a ridosso di corsi d'acqua ed a
breve distanza dalle foci di fiumi e canali, con danno
ambientale in atto ed elevato rischio per la salute delle
popolazioni interessate. In particolare: 240 discariche
sono utilizzate solo per R.S.U. (non viene esclusa però
la presenza di rifiuti urbani pericolosi); 4 discariche
sono costituite da rifiuti speciali pericolosi; 5
discariche sono costituite da rifiuti ingombranti; 4
discariche di inerti e materiale da demolizione. Il resto
è rappresentato da discariche utilizzate per smaltire
R.S.U., rifiuti ingombranti, materiale da demolizione.
Due delle quattro discariche utilizzate per smaltire
rifiuti speciali pericolosi sono abusive. L'amianto è
molto diffuso sul territorio ed in forme non molto
concentrate; i tempi per un adeguato intervento di
bonifica saranno pertanto inevitabilmente lunghi e
costosi.
La relazione sottolinea come non sono da trascurare i
comportamenti incivili di molti abitanti che hanno
disseminato sul territorio materiale di ogni tipo,
soprattutto inerti ed amianto, derivanti da demolizioni e
dall'attività di ristrutturazione edilizia. E che
l'utilizzazione di aree non idonee alla localizzazione
delle discariche, anche a ridosso di canali, torrenti o
ai margini di alvei fluviali, in terreni senza recinzione
ed impermeabilizzazione del sottofondo, privi di impianti
di canalizzazione delle acque piovane e della raccolta
del percolato, hanno provocato gravi ripercussioni sotto
l'aspetto ambientale ed igienico-sanitario. Le discariche
abusive si trovano soprattutto sul territorio
pianeggiante, e cioè nella ristretta fascia delle
pianure costiere e nelle vallate fluviali che separano le
catene montuose principali.
Sempre nell'ambito dell'attività della commissione
bicamerale sul ciclo dei rifiuti, il 20 novembre scorso,
nell'audizione del commissario delegato per l'emergenza
rifiuti in Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, e del
responsabile unico del procedimento per l'emergenza
rifiuti in Calabria, Giovan Battista Papello quest'ultimo
ha dichiarato: ": " Con riferimento ai rifiuti
speciali preciso che da noi non c'è una grandissima
produzione di questo tipo di rifiuti e ci sono alcuni
impianti di trattamento." Per uno di questi impianto
abbiamo un problema, che stiamo affrontando con risorse
regionali, nel comune di Locri, dove una vecchia fabbrica
di trattamento di rifiuti speciali è fallita: siamo
andati sul posto e abbiamo trovato di tutto; quindi c'è
stata necessità di un intervento urgente di bonifica. Ci
sono alcuni impianti per il trattamento di rifiuti
speciali o discariche di categoria 2B o 2C; non c'è in
Calabria una grandissima produzione. C'è stato qualche
problema con alcune aziende, a volte sottoposte a misure
da parte delle forze dell'ordine o delle procure, ma le
notizie che abbiamo noi (che sono, però, di natura
prettamente amministrativa, non avendo capacità di
incidere dal punto di vista dell'indagine penale) sono
abbastanza tranquillizzanti. "In generale, dai dati
di cui disponiamo risulta che siamo importatori di
rifiuti speciali che vengo trattati, più che produttori
di rifiuti speciali che vengono esportati".
L'inesistenza di necessità e urgenza a realizzare
discariche in particolare nei territori del settore
centrale della regione, viene ribadito più volte nella
citata relazione del luglio 2003 dove si afferma:
"Le motivazioni che inducono a ritenere ormai
conclusa e non più prorogabile l'esperienza del
Commissariato straordinario e dei poteri delegati per la
gestione del ciclo dei rifiuti in Calabria sono
riconducibili alle seguenti considerazioni:
Il
sistema Calabria centro è stato già ultimato ed è in
funzione"
La mancanza di necessità ed urgenza di discariche appare
più evidente se la situazione calabrese è inquadrata
nel contesto nazionale. Infatti, il numero di discariche
censite in Italia è di 6.286:se questo numero viene
diviso per il numero delle regioni si ottiene circa 315,
il numero di discariche che ogni regione avrebbe se il
totale fosse ripartito in parti uguali. Ma la
distribuzione delle discariche, come la distribuzione di
tanti altri indicatori, è a svantaggio della Calabria
dove di discariche ne sono state censite 696, più del
doppio della teorica ed equa ripartizione.
Va precisato che non si può fare come la Regione Veneto
che ha tentato di dotarsi di una legge per impedire di
far entrare rifiuti da fuori della stessa regione.
Va tuttavia considerato che i dati sulla quantità e
localizzazione delle discariche non sono separabili dai
fenomeni d'inquinamento delle acque ed in particolare di
quelle marine. In proposito va evidenziato il rilevante
aumento dei divieti di balneazione che, rispetto
all'inizio di maggio, si è registrato alla fine della
stagione balneare 2004. Va tenuta presente lanche a fonte
degli stessi, e questo anche in considerazione del fatto
che c'è sempre qualche amministratore comunale o
regionale distratto che, dopo la pubblicazione del nostro
rapporto sullo stato di salute del mare predisposto sulla
base dell'esame dei dati ufficiali della regione si
affretta a dichiarare l'inesistenza o l'irrilevanza
dell'inquinamento, lasciando intendere, a qualche lettore
pure distratto, che la nostra analisi dei dati di fonte
regionale sia un commento a risultati di altre analisi
delle acque, diverse da quelle ufficiali.
Così come va considerato che l'area dove la società di
Vercelli vuole depositare una collina di rifiuti speciali
oltre che ben visibile dal finestrino degli aerei che
atterrano all'aeroporto di Lamezia Terme è un'area posta
al centro della Calabria in un contesto geoambientale
unico in tutta la catena appenninica, tra i due mari che
bagnano i golfi di Sant'Eufemia e di Squillace separati
dal più stretto lembo di rocce con impressi i segni che
testimoniano nascita ed evoluzione di tutta la storia
geologica d'Italia.
È un'area di un contesto ambientale sempre abitato
dall'uomo con testimonianze archeologiche di tutte le
età ed a partire dal Paleolitico: nella zona centrale
del territorio di Italo che ha dato il nome a tutta la
Nazione, e, secondo il prof. Armin Wolf dell'Università
di Francoforte, nella zona centrale del ricco territorio
dell'evoluto popolo dei Feaci descritto da Omero.
È un'area al centro della regione con la più alta
disponibilità di sorgenti naturali e falde idriche con
acqua potabile d'ottima qualità e tra le migliori
d'Europa.
Considerare tutto ciò, la sismicità e le
caratteristiche idrogeologiche dei terreni che
caratterizzano l'area è doveroso ed utile per evitare
interventi dannosi e favorire la valorizzazione del
territorio al fine di migliorare la qualità della vita
di chi ci vive. Per tal fine occorre tener conto anche
delle più realistiche ed avanzate indicazioni per
risolvere il problema dei rifiuti come , ad esempio, i
dai dati contenuti nel Sustainable Use of Resources in
Europe a cura del Coordinamento Europeo degli Amici della
Terra con il Patrocinio della DG XI dell'Unione Europea;
ed in particolare i dati contenuti nel "Rapporto
Italia" che, tra l'altro, evidenzia come:
"L'aumento della quantità di rifiuti prodotti dalla
moderna civiltà dei consumi è dovuto principalmente a
metodi di produzione inefficienti e ad un abuso di
energia e di materiali. Un forte impegno nella
prevenzione, un elevato rendimento del recupero e del
riciclaggio, l'affermarsi di un mercato dove le materie
recuperate si integrino di nuovo nel ciclo produttivo
sono azioni che riducono i rifiuti e, contemporaneamente,
il prelievo di risorse naturali; un elemento, questo,
molto importante per l'Europa e particolarmente per
l'Italia, che è povera di materie prime. Il metodo dello
Spazio Ambientale, che fissa precisi obiettivi per la
riduzione dell'impiego di materie prime nei paesi
industrializzati in periodi determinati, rappresenta uno
strumento efficace per una politica di riduzione dei
rifiuti, inserita in uno scenario di sviluppo
sostenibile. Applicando il metodo dello Spazio
Ambientale, gli Amici della Terra hanno calcolato che uno
sviluppo sostenibile del sistema economico italiano
comporterebbe, entro il 2010, una riduzione del
fabbisogno di materiali del 25%.
Le politiche ambientali del nostro paese stentano ad
integrare la gestione dei rifiuti con l'uso razionale
delle risorse e con sviluppo sostenibile. Certamente, un
governo settoriale può essere più agevole e meno
impegnativo in termini di rispetto degli obiettivi
fissati. Ma in questo modo si priva la politica dello
sviluppo di elementi essenziali di innovazione di sistema
e non si danno indicazioni valide per orientare in modo
eco-efficiente gli investimenti.
La speranza che le iniziative più avanzate già adottate
in molti altri paesi europei costringeranno l'Italia ad
accodarsi, sia pure in un secondo tempo, non è
consolante. Anche perché è prevedibile che, ancora per
lungo tempo, occorrerà fronteggiare le emergenze,
pagando un alto prezzo in termini di degrado ambientale,
di costi sociali, di riduzione della qualità della vita
e di perdita di competitività del sistema produttivo in
uno scenario di crescente mondializzazione dei
mercati."
Ignorare tutti questi dati e continuare a fare come gli
struzzi favorendo l'aumento delle discariche può portare
gli stessi "struzzi di Calabria" ad infilare la
testa non più nella preziosa terra della regione ma nei
rifiuti speciali provenienti da fuori regione.
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Mario Pileggi Geologo e Presidente Amici della Terra
Lamezia Terme
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